Fonte: “Il Giornale”
Le canzoni fanno ciak. «La prima cosa bella» (cantata dai Ricchi e Poveri e Nicola Di Bari)è l’ultimo esempio di un brano di successo che diventa titolo di un film. Un tempo c’erano i «musicarelli», dove i cantanti s’improvvisavano attori e i registi costruivano storie assurde intorno alle loro hit (Perdono della Caselli o Non son degno di te di Morandi e nel 98 ha fatto qualcosa del genere Max Pezzali con Jolly blu). Ora è un vezzo che va oltre – o spesso è in contrasto col titolo della canzone; per esempio in Mamma mia il brano è un pretesto, mentre Questo piccolo grande amore è una celebrazione di Claudio Baglioni. Il più saccheggiato è Venditti (che arrivò a lamentarsi) con Notte prima degli esami di Fausto Brizzi, Ricordati di me di Gabriele Muccino, Questa notte è ancora nostra di Paolo Genovese e Luca Miniero (che in realtà riprende una frase di Notte prima degli esami)). Ma l’elenco è lunghissimo; Daniele Luchetti e Antonello Grimaldi pescano nel repertorio di Rino Gaetano sceneggiando Mio fratello è figlio unico e Il cielo è sempre più blu, Verdone e Salvatores (fan del rock) hanno recuperato l’uno i Rokes di Che colpa abbiamo noi, l’altro il country rock di Crosby Stills Nash e Young in Marrakesh Express. Il giovane Stefano Salvati, per raccontare la generazione K ha preso Alba chiara (trasformata in Albakiara) da Vasco e Daniele Costantini Amore che vieni amore che vai citando De Andrè (all’inizio aveva scelto Bocca di rosa).